Sacro scheggiato

La scelta del verso libero per scolpire l’umanità attraverso un’imprevedibile profondità riflessiva, con un rimando ancestrale di sottofondo alla verità edipica del teatro. La messinscena del flusso di coscienza che avanza ora erotico, ora scandaloso, sempre torrenziale, affannando il respiro del lettore come quello di un bambino che non sente il dolore delle ferite da gioco perché l’azione del gioco della vita lo coinvolge visceralmente. Riverberandone ogni raggio primario, portandogli sino in gola ogni sapore acre, oppure dolcissimo, ogni squallore, ogni ipocrisia, soprattutto, ogni possibile riscatto nella volontà sempre conquistabile di una resurrezione interiore.

Al centro del terremoto espressivo del poeta Angelo Roma la continua, disperata ricerca di una pasoliniana fraternità antropologica che saldi i pezzi unici lasciando splendere le imperfezioni evangeliche di ciascuno di noi.